Quando nasce un amore e come nasce un’idea

In tanti mi hanno chiesto per quale motivo io abbia scelto proprio il treno come mezzo di trasporto privilegiato per il mio viaggio. Ci ho pensato anche io tanto in questi mesi: sarebbe potuta essere la Transiberiana, la Circumvesuviana o il Trenino Rosso del Bernina; quale che fosse la mia destinazione, questo viaggio lo avrei fatto in treno.
Ho trovato quattro ragioni. Le elenco dalla meno alla più valida.

4) Quando ero piccola avevo un VHS di cartoni Disney che, se non sbaglio, si intitolava ”Buon compleanno, Topolino!” In uno degli episodi, Topolino prendeva un treno con Pluto e su questo treno ne capitavano di tutti i colori. Mi ricordo che mi emozionava, anche se non saprei dire perché;

3) Il primo viaggio in treno con i contropazzi lo feci a cinque anni per andare in Sicilia. Ho dei ricordi nitidissimi, nonostante fossi minuscola. Soprattutto ho sempre avuto in mente l’odore del treno. Anzi, l’odore del ferro. Mi ricordo quando il treno è entrato nella pancia della nave per attraversare lo Stretto, della paura che il treno ripartisse con sopra mio padre che ci era rimasto sopra a riposare, mi ricordo dei paesaggi aspri e bellissimi della terra di mia madre, dell’Etna e del momento in cui, oltre ai treni, avrei amato tantissimo anche i vulcani.

2) Quando ho cominciato la specialistica a Pavia prendevo da Vercelli una littorina a gasolio che in tanti odiano e che per me, invece, è stata la testimone del periodo più bello della mia vita;
Attraversa tutta la Lomellina e dai suoi finestrini ho visto le risaie allagate, la raccolta del riso, le stoppie bruciare, la neve addormentata sui campi a maggese, le balle di fieno, gli aironi in primavera, la cupola verde del Duomo di Vercelli e il Ponte Coperto di Pavia;

1) Esiste un luogo che, per me, è il più importante del mondo. Molti di voi ci saranno passati o ci passano ancora quotidianamente senza accorgersene. Si chiama Isola di Peltrengo e non è nient’altro che una tipica cascina delle nostre zone, munita di chiesa e castello sorti a loro volta, probabilmente, su un’antica villa rustica romana. Ma non voglio parlare delle solite fregnacce archeologiche. Proprio lì passa la ferrovia che collega Torino a Milano. Per arrivarci, si deve imboccare una stradina di campagna e percorrerla per circa un km. Quando ero piccola vivevo a Vercelli ma durante l’estate stavo dai nonni, in campagna. Ogni sera, il nonno mi caricava sul seggiolino e insieme a mia sorella bicimunita, ci portava a vedere i treni. Sapeva esattamente quando passavano. Prima ci faceva vedere il semaforo della ferrovia: io aspettavo impaziente che cambiasse colore, per poi sentire quel sibilo inconfondibile, l’aria in faccia e il treno che finalmente ti sfrecciava a un palmo di naso. Mi ricordo benissimo una sera, credo fosse fine agosto, in cui io e il nonno siamo andati, come al solito, a Peltrengo. Lui guardava impaziente l’orologio perché aspettava proprio l’IC Milano-Torino che passava intorno alle 19. Quando il treno è arrivato, ho visto dal finestrino il mio papà sbracciarsi per salutarmi.

Da quella volta in poi, io ho avuto (e ho tuttora) il bisogno di andare lì. Ci vado quasi sempre con mio padre e tutte le volte ci ripetiamo questa storiella come fosse la prima.

Mi ha accompagnata anche il 23 luglio.

Tutti e due con il magonino.

Io che, finalmente, avevo capito perché amo così i treni.

 

 

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